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Tante ricette

Tante storie per tante ricette

Questa raccolta di ricette e testi nasce dal progetto di scrittura del seminario Interkulturelle Kommunikation (Sommersemester 2014). 
Ne sono autori gli studenti, invitati a scrivere, tra l’altro una loro ricetta e la storia ad essa collegata.

Coordinazione: Chiara de Manzini Himmrich.
Redazione finale e lettorato: Marica Tomasella.

NB: Le ricette erano molte e tutte molto belle, per il momento ne troverete qui solo una prima scelta. Altre sono ancora nella fase di "redazione" ed altre le aspettiamo ancora. Attendiamo altri contributi  letterari.

Buona lettura e buon Appetito per tutti!

Chiara de Manzini Himmrich e Marica Tomasella

Antipasti

"Bratwurst" per il nonno
Ingredienti
  • 1 „Bratwurst“
  • 1 panino
  • senape o ketchup
Esecuzione

Mettere su una griglia già calda la "Bratwurst", far arrostire fino a cottura completa della carne. Tagliare il panino a metà, in orizzontale, e mettere la "Bratwurst" cotta in mezzo al panino. Infine aggiungere sulla "Bratwurst" senape o ketchup a piacere.

Quando i miei nonni venivano per qualche settimana in Germania c’era sempre da ridere. Gli facevamo vedere un po’ la nostra città e gli facevamo assaggiare anche delle tipiche specialità tedesche che, in fin dei conti, gli piacevano molto. Quando una volta i miei nonni vennero qua per Pasqua, nel centro della città c’era un mercatino con tante bancarelle. Si vendevano coniglietti di cioccolato, uova di Pasqua, dolci tipici, ecc. ecc. C’erano anche le giostre per i bambini. Ma c’erano soprattutto i banchetti dove si poteva mangiare qualcosa. Indovinate, quali sono le tipiche specialità in un mercatino del genere? Ecco, le patatine fritte con la maionese e il "checkup", come lo chiamava mio nonno, e la "Bratwurst" nel panino. Quindi mio padre, senza dire niente a nessuno, andò a prendere,  per ciascuno di noi una  "Bratwurst" nel panino. Non appena mio nonno vide quel panino, fece una faccia sconvolta e disse: «Meluzzu, ma cos’è stu cosu?» Mio padre ridendo rispose: «Papà, provalo è buonissimo». Mio nonno, ancora molto indeciso, disse: «No, no. Io quel panino dove escono tre metri di salsiccia a destra e a sinistra non me lo mangio qui in mezzo a tutta questa gente. Non voglio fare brutta figura!» Mio padre, mia madre e io non potevamo più calmarci dalle risate. Mio nonno non era abituato a mangiare in giro nel centro della città: nel mio paese uscire in piazza significa vestirsi per bene, farsi una passeggiata e chiacchierare con chi incontri. Ma in una città è quasi normale mangiare, mentre passeggi, un panino con la "Bratwurst". Alla fine lo convincemmo a provare questo panino, ma vi giuro che in una vista e una svista quel "panino con la salsiccia" era scomparso. E mio nonno aggiunse: «Però! Niente male questa salsiccia, chissà come la fanno. La prossima volta chiedeteglielo che la faccio anch’io così». Mio padre rispose solo: «Sì, sì. Va bene papà». «Ma non c’è cosa più buona della salsiccia fatta in casa con un po’ di finocchietto selvatico che gli dà l’aroma perfetto», disse mio nonno soddisfatto.

Elisa Mazzurco

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Pane e uova
Ingredienti
  • acqua
  • uova
  • pane raffermo, sminuzzato
  • sale
Esecuzione

Prima devi prendere le uova e metterle nell’acqua calda con un po’ di sale, poi devi farle bollire per soli 3 minuti, perché se aspetti più tempo l’uovo sarà sodo e se aspetti di meno, sarà  troppo crudo. Sminuzza il pane e mettilo in una terrina.
Adesso che le uova sono pronte, le rompi, le liberi della scorza e le aggiungi al pane.
Finita la preparazione, non devi far altro che mangiare.


Era una notte fredda. Una notte come tutte le altre negli ultimi giorni di guerra e tutti avevano molta fame, perché stavano scappando dalla città la mattina presto, fuggendo dai soldati nemici che erano arrivati la notte prima.  Nessuno aveva mangiato niente tutto il giorno e adesso, arrivati in quella casa in mezzo alla campagna, avrebbero mangiato qualcosa per riprendere le forze e continuare il loro viaggio.
Allora la nonna di mia nonna prese le ultime uova che aveva nel cassetto e disse a uno di loro, un giovane che era vicino a lei, che iniziasse a fare il fuoco e mettesse su l’acqua nella pentola.
Quando le uova furono pronte, la nonna le sbucciò e le mescolò con il pane che aveva comprato tre giorni prima e che aveva appena tagliato fine fine.
Così preparò la cena per tutto il gruppo e grazie a questa cena poterono continuare la loro fuga dalla città in guerra.

Angel Marquez

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Melanzane alla Parmigiana
Ingredienti 
  • Sono un segreto di famiglia, ma ricostruendo dalla storia:
  • parmigiano
  • sugo fresco
  • melanzane
  • mozzarella
  • altre cose per il ripieno

N.B.: Dosaggio preciso ed esecuzione non sono ancora stati resi pubblici

Non so esattamente quali ingredienti ci vogliono per fare la parmigiana.
Ovviamente ci vuole il parmigiano, ma dall’aspetto della pietanza direi che c'è un po’ di più del formaggio saporito e preferito dagli italiani.
Ogni tanto mia mamma prepara la parmigiana e,  a parte il parmigiano,  usa anche il sugo fresco, melanzane ed un ripieno misto con tritato, mozzarella, ed altri ingredienti con i quali riempie le melanzane che prima ha scavato.
Il tutto viene poi ricoperto con tanto tanto parmigiano e viene messo al forno.
Il problema di casa nostra, di quando si tratta di mettere le parmigiane in forno, è che ci sono sempre discussioni su quanto devono stare nel forno
Mio papà, infatti, racconta tutte le volte un piccolo aneddoto di un evento che accadde nei primi anni del loro matrimonio. A quanto pare mia mamma quel giorno fece appunto la parmigiana e la lasciò un po’ troppo nel  forno,  cosicché  era abbastanza "abbrustolita". E tutto questo perché lei stava ascoltando il nuovo CD, che era uscito all'epoca, di Eros Ramazzotti. E questa è la versione di papà.
Mia mamma, al contrario,  nega tutta la storia, dicendo che Eros neanche le piace come cantante e che preferisce Gianna Nannini. Ed è solo una mia vaga supposizione che sia questo uno dei motivi per cui in casa nostra non si ascoltano più le canzoni di Eros.
Io, dal mio punto di vista, non saprei dire chi abbia torto o ragione, ma penso invece che tra i due litiganti, io, mi godo la parmigiana!

Mirella Murri

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Pasta al cavolo rosso gratinata
Ingredienti (per 4-5 persone)
  • 500 g di Fusilli
  • 1 barattolo di cavolo rosso (650 g circa)
  • 50 ml di panna
  • 100 g di formaggio
  • sale e pepe
Esecuzione

Preparare i Fusilli secondo l'indicazione sul prodotto. Metterli in una pirofila per sformati, aggiungere il cavolo rosso, amalgamare e versare sopra la panna ed il formaggio grattugiato. Passare al forno (180°) per 20-25 minuti.

Eravamo un gruppo di 5-6 amici negli ultimi anni di scuola. Ogni giovedì ci incontravamo in un piccolissimo appartamento che apparteneva alla Chiesa evangelica e di cui avevamo persino la chiave. Era un luogo che i diversi gruppi della parrocchia utilizzavano per incontri, scambi d'idee, eccetera. L’atmosfera non era per niente religiosa, anzi, fra noi c’era anche un amico della parrocchia cattolica ed uno che era assai distanziato dalla fede. Si chiamava Daniele.
Ogni tanto nella minuscola cucina ci preparavamo qualcosa da mangiare, una pizza, i Waffeln o qualcosa del genere. I giorni festivi, invece, ci incontravamo a casa dell’uno o dell’altro.  Così una volta decidemmo di andare da Daniele. Viveva solo con sua madre, il padre era morto qualche anno prima. Lei aveva alcuni problemi con il ginocchio e passava dunque quasi tutto il tempo in poltrona, osservando la porta di casa, il giardino e la cucina. Mentre guardava la televisione le teneva compagnia un gatto. Daniele aveva annunciato che voleva preparare qualcosa da mangiare. Sapevamo bene che il nostro amico aveva idee alquanto strane e un gusto particolare – uno dei suoi piatti preferiti era la verdura con riso freddo - e quando glielo facemmo notare, prendendolo in giro, lui ci assicurò: "No, no! Vi faccio una cena vera e propria - calda e veramente deliziosa."
La sera, entrando, sentimmo subito il profumo del formaggio gratinato. "Benissimo" pensai io "Una gratinata deliziosa!" Entrammo in cucina dopo avere salutato la madre. Quello che potei vedere, sbirciando nel forno, mi sembrava, per dir la verità, un poco strano. Poi Daniele distribuì lo sformato sui piatti. La madre da dietro diceva che lei non ne voleva, forse solo un poco, solo se ne fosse restato qualcosa. Prendemmo i nostri piatti e andammo al primo piano per mangiare. Nei piatti c’erano i Fusilli non al dente, mescolati con cavolo rosso. Che spettacolo! Ma Daniele dichiarò che sua madre e lui quella ricetta l’amavano molto. Io rimasi perplesso da quel piatto dal gusto alquanto insipido. E non so proprio se Daniele avesse trovato questa ricetta da qualche parte o se fosse solo una sua creazione! 

Christian Damman 

Primi piatti

Pastina in brodo di mia sorella
Ingredienti (per 6 persone)
  • 1 gallina grassa
  • 5 litri d’acqua
  • 20 g di sale
  • 1 cipolla
  • 1 gambo di sedano
  • 2 carote
  • 500 g di pastina all’uovo
Esecuzione

Mettere a bollire la gallina con le verdurine. Aggiungere il sale e fare bollire almeno per due ore a fuoco lento. Poi togliere la gallina e le verdurine dal brodo. Schiumare per togliere dal brodo eventuali residui. Portare a bollizione il brodo e versare la pastina. Cuocere al dente. Aggiungere a piacere Grana Padano.

Tuttora mia madre ci racconta con molto piacere la famosa storia della pastina, che ci diverte molto.
Fu almeno 20 anni fa, che mia nonna ci visitò in Germania per dare una mano a mia madre, che con quattro figli aveva molto da fare. Un giorno mamma domandò a nonna di cucinare la pastina per pranzo e lei la cucinò. Sapendo che a noi bimbi non piacevano le verdure, fece una pastina molto semplice, con il brodo di gallina. Dopo un paio d’ore la pastina era finalmente pronta e tutta la famiglia si radunò in cucina per mangiare. Essendo noi ancora piccoli ci davano da mangiare gli adulti, tranne che a mia sorella, che era già in grado di mangiare da sola. Nonna molta contenta del fatto che la pastina piaceva a tutti, si sedette di fronte a mia sorella, la quale guardava il piatto pieno, ma senza alcuna  voglia di mangiare. Nonna un po‘ preoccupata le chiese perché non mangiasse e lei, molto incavolata, svuotò il contenuto del piatto sulla nonna, gridando:
"LA PASTINA NON MI PIACE!".
Nonna, poverina, era tutta coperta di pastina e tutta la famiglia si mise a ridere. Questa è la famosa storia della pastina, che nessuno di noi dimenticherà mai. E quando mia madre cucina la pastina e mia sorella pranza con noi, ripete ancora oggi:
"La pastina non mi piace, capito?!".
Che ridere.

Alessandra Larivera

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Spaghetti all'arrabbiata
Ingredienti
  • 300 g di spaghetti
  • 500 g di pomodori ciliegino pelati e tagliati
  • 2 spicchi di aglio
  • 1 cucchiaio di olio di oliva
  • 1 peperoncino tagliato a pezzettini
  • sale e pepe quanto basta
Esecuzione

Mettete un cucchiaio di olio in una padella. Quando l´olio è caldo aggiungete i due spicchi di aglio, i pomodori e il peperoncino e lasciateli cuocere per 10 minuti. Nel frattempo cuocete gli spaghetti in acqua bollente e salata. Poi dopo averli scolati, fateli saltare in padella con la salsa all`arrabbiata.

Quando leggo o sento parlare degli Spaghetti all'arrabbiata mi viene in mente la mia cara amica Steffi. La conobbi all’asilo e giocavamo spesso insieme. Abitavo a Heerdt che era anche il quartiere in cui abitava lei.
Non la vedevo ormai da tanti anni e un giorno è venuta con suo fratello e sua madre nel ristorante in cui lavoravamo mio padre ed io. Quando ho visto Steffi, dopo tanto tempo, ero sorpresa e felice.
Steffi ed io ci eravamo viste l’ultima volta quando avevo sei anni, perché dopo la mia famiglia ed io ci trasferimmo nel centro di Düsseldorf, mentre Steffi traslocò con la sua famiglia nella città vicina, a Kaarst. Quando abitavamo ancora tutti a Heerdt giocavo solo con lei e non con suo fratello Patrick. In genere non mi piaceva giocare con i maschi. A loro interessavano soltanto le macchine e il calcio, mentre noi bambine giocavamo con le bambole o con i giocattoli da cucina. Steffi era una bambina simpatica, ma ogni tanto faceva la schizzinosa, ad esempio, una volta, quando stava a casa mia e io le offrii un bicchiere di succo d´arancia, mi chiese di aggiungere un cucchiaio di zucchero. Quando preparavamo la pizza insisteva per metterci il prosciutto, altrimenti non se la mangiava. Nonostante le sue richieste speciali le volevo bene.
Nel ristorante, Steffi e la sua famiglia si sono seduti a un tavolo vicino al banco dove io ero occupata a preparare le bevande. Quando ho preso le ordinazioni ho capito che Steffi era rimasta la stessa, la ragazza che gradiva trattamenti speciali. Il menu del ristorante offriva, infatti, solo le classiche Penne all’arrabbiata. Ma Steffi, invece delle penne, mi ha chiesto di portale gli Spaghetti all'arrabbiata. Con un sorriso sulle labbra ho risposto: "Sì, certo." E ho pensato che non era cambiata per niente.

Maria Francesca Racchetta

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Spaghetti aglio, olio e pomodorini
Ingredienti (per una famiglia grande)
  • 3 kg di spaghetti
  • 4 spicchi d´aglio
  • 3-4 pomodorini
  • sale
  • peperoncino
  • olio (io preferisco quello siciliano)
Esecuzione

Spellare l´aglio e tagliarlo a metà. Poi si frigge l´aglio con l´olio e in seguito si aggiungono i pomodorini. Mentre i pomodorini friggono si deve iniziare a cucinare la pasta. Alla fine si aggiungono il sale e il peperoncino nel sugo. Quando è pronta la pasta mischiare tutto insieme e se è troppo asciutta si può aggiungere ancora un altro po’ d´olio. Buon appetito.
Ogni Natale inizia allo stesso modo: mia mamma ci sveglia agitata perché è molto stressata dal fatto che sta cucinando dalle sette di mattina. Mentre ci sveglia c´è mio papà che ascolta la musica al tutto volume. Per questo mia madre si agita ancora di più ma non la smette di ridere, perché le piace la nostra pazzia. Nel frattempo mia sorella, mio fratello ed io ci vestiamo e prepariamo la tavola.
Verso le due di pomeriggio arriva tutta la mia famiglia, 20 persone, affamate. Tutti insieme mangiamo il tacchino, i knödel e il rotkohl. Finito di mangiare ci sdraiamo tutti sul divano e ci raccontiamo storie divertenti del passato e ridiamo.
Poi arrivano le mie zie con i dolcini e il caffè e mia nonna si lamenta perché mangiamo così tanto (però è la prima che mangia più di due dolcini).
In seguito ci scambiamo i regali e battiamo le mani ogni volta che viene aperto un regalo  per sfottere mia zia che non lo sopporta.
Alla fine di ogni festa con la famiglia, quasi sempre verso mezzanotte, c´è mio cugino Simon che chiede tutto euforico perché non cuciniamo un bel piatto di spaghetti aglio, olio e pomodorini. Questo per me vuol dire che mi devo alzare dal divano e cercare mia cugina Cristina che mi assiste a fare la pasta. Mentre cuciniamo ci sono sempre i nostri cugini attorno che aprono il frigo per cercare qualcosa da mangiare perché non ce la fanno più ad aspettare. Però io li sgrido e li mando via con la promessa di dargli 100 grammi di pasta in più.
Questo piatto di pasta rappresenta per me l´anima della mia famiglia. Mangiando questo piatto mi rendo conto che in quel momento siamo tutti felici e fieri di essere una famiglia che si vuole tanto bene. Anche se abbiamo vissuto dei momenti tristi e ci siamo litigati un paio di volte, non ci separiamo mai e non ci perdiamo mai, così come non perderemo mai il nostro piatto di pasta aglio, olio e pomodorini a mezzanotte.

Giulia Russo

Spaghetti storici alla carbonara

Gli Spaghetti alla carbonara sono un piatto semplice ma nello stesso momento molto gustoso e rustico. Secondo la storia, si sviluppò durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i soldati americani stazionati a Roma portavano le uova e la pancetta agli amici italiani e gli chiedevano di cucinare qualcosa con questi ingredienti. Ciò nonostante, la provenienza della ricetta non è sicura al cento per cento. Una cosa però è certa: che gli Spaghetti alla carbonara sono una ricetta romana. Qui sotto una versione un po’ modificata a modo mio, che si basa su quella della cuoca italo-americana Marcella Hazan.  

Per chi non è italiano ogni tanto è difficile capire perché certi tipi di sugo si preparano soltanto con una particolare tipodi pasta, come per esempio gli Spaghetti alla carbonara. In Italia è impossibile trovare le penne o le farfalle alla carbonara. Al massimo questo sugo si serve pure con i bucatini, però la ricetta tradizionale richiede gli spaghetti a tutti i costi, soprattutto perché questi assorbono perfettamente il sugo e si amalgamano molto bene e facilmente con gli altri ingredienti che, prima di essere mischiati con la pasta, sono ancora freddi. 

Ingredienti (per 6 persone)
  • 225 g di pancetta affumicata (o se si è in Italia pure il guanciale che però fuori dall’Italia è difficile da trovare)
  • 4 spicchi d’aglio
  • 3 cucchiai di olio d’oliva extra vergine
  • 4 cucchiai di vino bianco
  • 2 uova grandi
  • 4 cucchiai di formaggio romano (grattugiato)
  • 50 g di Parmigiano Reggiano (grattugiato)
  • 2 cucchiai di prezzemolo (tritato)
  • pepe nero (macinato fresco)
  • 550 g di spaghetti

Anne Matthes

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I famosi spaghetti aglio e olio e il matrimonio
Ingredienti (per 163 persone)
  • 163 spicchi di aglio
  • 400 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • 22 kg e 820 g di spaghetti
  • sale q.b.
  • 163 peperoncini calabresi
  • 15 mazzi di prezzemolo 
Esecuzione

Spellare gli spicchi d'aglio ed affettarli nello spessore di 4-5 millimetri circa. Tagliuzzare il peperoncino. In una capace padella far dorare dolcemente l'aglio e il peperoncino nell'olio su fiamma media. Spegnere la fiamma prima che l'aglio imbrunisca, altrimenti diventerà amaro. Coprire. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata e scolarla. Accendere il fuoco sotto la padella del condimento e saltare la pasta per qualche minuto, girando di frequente. Unire mescolando il prezzemolo tritato. Servire immediatamente. 

E con un sorriso ballammo fin nelle prime ore del mattino. Era il matrimonio del mio cugino più grande. Lui e sua moglie, mezza tedesca e mezza rumena, avevano organizzato il loro matrimonio da favola. Centinaia di persone riunite, provenienti dall’America, dalla Romania, da tutta la Germania e naturalmente dall’Italia, nel capoluogo del Baden-Württemberg, a Stoccarda. Dopo la cerimonia in chiesa, ci siamo riuniti in una sala grandissima. E dopo ore, finalmente, l’arrivo degli sposi. Ad essere sinceri direi che  gli sposi non sono veramente  interessanti. La cosa più importante in un matrimonio, e che noi ospiti aspettiamo,  appena ricevuto l’invito, è il pranzo di nozze. Infatti dopo il loro arrivo entrarono mille camerieri con il banchetto aspettato già da mesi. E cosa arrivò? L’amara delusione. Un’opera d’arte, questo sì, sembrava più decorazione che cibo. Nemmeno un neonato si sarebbe saziato con quel, diciamo, primo piattino. Il secondo piatto era la stessa cosa, forse sistemato un po’ diversamente. Io osservai le facce degli ospiti e come già detto, ci ho letto l’amara delusione. Specialmente su quelle degli invitati italiani. Dopo alcuni balli e dolci, vidi mio cugino che si guardava intorno e a lungo, con le braccia sui fianchi. E a un tratto, come se qualcuno lo avesse scosso, andò in cucina. Dopo qualche minuto uscì con un’espressione soddisfatta. Io mi domandai cosa avesse fatto. E tutt’a un tratto gridò: PASTA AGLIO E OLIO PER TUTTI! E certo! Mancavano solo pochi minuti a mezzanotte. E cosa si fa a mezzanotte? Naturalmente la famosa spaghettata di mezzanotte! Normalmente dovrebbe essere uno spuntino notturno ma diventò un’abbuffata. Quando mio cugino pronunciò quella frase, tutti diventarono euforici, come se avessero vinto non so che cosa. In poche parole - Come noi tutti sappiamo, la pasta contiene molti carboidrati e ci dà molta energia. E infatti, per evitare che gli spaghetti andassero ad aumentare quelli che in Germania si chiamano salvagenti e in Italia  le maniglie dell’amore, ballammo la tarantella fin alla prime ore del mattino.

Le cose più semplici sono sempre le più buone e fanno contenti tutti!

Simona Narcisi

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Noodles alla Erasmus
Ingredienti (per 2 persone)
  • 2 salsicce
  • 1 peperone rosso
  • 150 g di noodles 
  • ½ cipolla
  • un po’ di panna
  • sale, olio
Esecuzione

Innanzitutto, tagliamo il peperone e la cipolla e li facciamo soffriggere, per 15 minuti.Poi aggiungiamo le salsicce tagliate e mettiamo il sale.Mettiamo a bollire l’acqua per i noodles e dopo 5 minuti, scoliamo i noodles e mischiamo tutto con la panna.Alla fine serviamo. Eventualmente si può accompagnare il piatto con del pane.

C’era una volta un gruppo di borsisti Erasmus che, da Düsseldorf, avevano deciso di andare in gita a Bruxelles. Era un gruppo un po’ particolare, ma molto simpatico e divertente, ed era formato da cinque italiani e uno spagnolo. Gli italiani erano molto diversi tra loro; c’erano due ragazze del Nord (una di loro vegetariana), una simpatica romana e due napoletani che studiavano medicina.
All’inizio ebbero alcuni problemi col loro viaggio, poiché il treno era un po’ caro e non trovavano un hotel, ma alla fine ci riuscirono. Una volta arrivati a destinazione, successe un imprevisto: la romana si accorse di aver dimenticato la valigia sul treno!La ragazza era disperata perché in quel bagaglio c’erano tutti i suoi vestiti preferiti, dunque tutto il gruppo arrivò in albergo un po’ triste per l’accaduto. Fortunatamente, il giorno dopo un francese molto simpatico chiamò al cellulare: l’aveva trovata.
Il secondo giorno fu stupendo! Visitarono la città, che era bellissima, e in centro mangiarono da Re, poiché avevano trovato un ristorante italiano chiamato "Napoli". La specialità del ristorante erano in realtà i "Noodles alla Napoletana" (vedi sopra), ma i nostri erasmiani, forse su saggio consiglio dei napoletani e della romana, optarono invece per un’ottima e più autentica pizza Margherita.
Il terzo giorno erano stanchissimi, quindi fecero un piccolo giro per Bruxelles, vedendo le cose che non avevano ancora visitato.
Il giorno dopo arrivarono a casa, cioè a Düsseldorf; il loro viaggio europeo era finito, ma loro l’avrebbero ricordato per tutta la loro vita.

Alfonso Munoz

Ciambelle galeotte
Ingredienti
  • 500 grammi di farina
  • 90 grammi di zucchero
  • 60 grammi di burro
  • ¼ di litro di acqua
  • cubetto di lievito di birra
  • scorza grattugiata di limone
  • pizzico di sale
  • olio di semi 
  • zucchero semolato
Esecuzione

Le ciambelline vengono preparate con un semplice impasto (senza uova e latte) di farina, lievito, acqua, zucchero e burro. Vanno fatte lievitare e poi fritte in abbondante olio di semi e successivamente rotolate nello zucchero semolato.


Fu proprio lui a porgermi da dietro al suo bancone un cartoccio di ciambelle fritte. E fu proprio quello, il nostro primo e vero incontro. Mi trovavo alla fiera della nostra città`. Passeggiavo fra bancherelle e giostre con la mia sorella minore, quando, a un tratto mi accorsi di lui: occhi verdi, capelli neri, alto, robusto, BELLO, AFFASCINANTE. Lui, che con un sorriso irresistibile, lavorava al bancone delle ciambelle fritte, il mio dolce preferito. Una volta scopertolo, lo osservai per più di due ore, con occhi trasognati ed un sorriso piuttosto curioso. Mia sorella, impaziente e innervosita del mio comportamento ridicolo, mi tirava per la manica, minacciandomi di andarsene, lasciandomi sola-sola. Non capiva che cosa mi era successo. Tanto, non avevo voglia di spiegarglielo. Nemmeno io sapevo di preciso che cosa mi era capitato. Sapevo soltanto che quel tizio del bancone, di cui non conoscevo nemmeno il nome, mi piaceva. Mi venne subito un’ idea geniale: Per rimanere un po’ di più alla fiera senza che mia sorella si lamentasse, pensai di comprarle delle ciambelle fritte. Per potermi così avvicinare meglio al ragazzo ed accontentare allo stesso tempo mia sorella.
Mi misi in fila. Vidi accanto a lui una ragazza. Anche lei riempiva i cartocci con le ciambelle fritte. Quindi non mi restava che sperare che il mio turno fosse da lui. La fila procedeva lenta, ma inesorabile. Cominciai a sudare, mi batteva forte il cuore. Ero nervosa. Meno male che mia sorella non sembrava accorgersi di nulla. E finalmente, stavo davanti a LUI. E vai! Si rivolse a me: “Salve. Desidera?” mi chiese sorridente, guardandomi dritto-dritto negli occhi. Io, molto timida, a voce bassa, gli risposi “Ciambelline fritte, per favore”. Me le porse, gli diedi i soldi e ringraziai. “Grazie anche a Lei” rispose lui, strizzando gli occhi. E me ne andai. Ma non penserete mica, che non era successo niente di speciale. Ah, sì? Allora vi sbagliate di grosso! Poco fa mi è sfuggito un particolare importantissimo! Con il resto, insieme agli spiccioli, LUI mi diede un bigliettino ripiegato. E così mi ritrovai con un SUO biglietto in mano. Lo aprii: “Salve ragazzina. Stasera, dopo il lavoro, ti aspetto alle 22, dietro il bancone. Saluti, Marco.”
Mi sentivo al settimo cielo! Ma, diceva sul serio? Come, proprio io? Gli ero davvero simpatica? Rimasi a bocca aperta. E adesso, che fare? Andarci, sì o no? Uffa! Che faccenda complicata.

Alessandra Lo Galbo

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Crema bavarese di Natale
Ingredienti
  • 5 tuorli (rossi d’uovo) 
  • 150 g zucchero
  • 6 fogli di gelatina da mettere ad ammorbidire in acqua
  • ½ litro di panna
  • 1 bastoncino di vaniglia
Esecuzione 

Fa bollire ¼ di litro di panna con la vaniglia, fino a che il bastoncino si è ammorbidito. Poi raschialo e rifa bollire ancora una volta la panna con la vaniglia.
Batti i 5 tuorli con lo zucchero e mischia la crema così ottenuta con la panna alla vaniglia. Riscalda tutto fino al punto in cui l’uovo lega, senza però far bollire il composto. Poi aggiungi i fogli di gelatina che hai già reso morbidi in una bacinella d’acqua e batti bene la crema. Batti l’altro ¼ di litro di panna. Quando la frusta lascia tracce nella crema, mischiala con il resto della panna.
Metti la crema in frigorifero e lasciala solidificare per almeno un giorno.

Fin da piccola il Natale per me è sempre stato una festa molto importante Uno dei motivi, naturalmente, erano i regali, ma il Natale era anche una possibilità di rivedere tutti i parenti che non vedevo spesso perché vivevano molto lontano, a circa cinque ore di macchina.
Per me era importante anche il cibo. Ogni anno a Natale mangiavamo molte cose meravigliose che non c’erano il resto dell’anno, come la fondue bourguignonne e specialmente la crema bavarese, che amavo moltissimo. Amavo quel sapore di vaniglia e panna e la consistenza morbida della crema.
Oggi, però, quando penso al Natale non ho solo bei ricordi. È successo l’anno scorso: cinque giorni prima della Vigilia è morta mia nonna. Era malata da qualche anno e per questo la sua morte non ci ha sorpreso molto. Lei non voleva stare più in ospedale, ma per vivere  più a lungo, sarebbe dovuta restarci per molto tempo. Lo sapevamo, tuttavia è stato un periodo molto duro e triste, per noi tutti, ma specialmente per mio nonno.  
Adesso non posso ricordare questa bella festa senza pensare a mia nonna, che non ha potuto festeggiare neanche l’ultimo Natale con noi, a lei, che se n’è andata cinque giorni prima.

Carolina Schulte

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Torta al miele per diventare buoni
Ingredienti
  • 300 g di farina per torte
  • 3 uova
  • 1 albume piccolo
  • 150 g di miele millefiori
  • 100 ml di olio di semi
  • 180-200 ml di latte intero
  • 120 g di zucchero
  • vanillina
  • qualche goccia di aroma di limone
  • un pizzico di sale
  • 1 bustina di lievito

''Sei come il miele sulla mia anima ferita'' avevo letto un giorno su una rivista.
Molto poetica la frase, mi chiedo chi ne sia l'autore.

Esecuzione (trovasi tra le righe n.d.R)

Provai a fare questa torta al miele qualche mese fa. Ricordo che pioveva molto quel giorno e avevo litigato con i miei genitori. Litighiamo spesso, forse anche perché ci somigliamo in qualche modo; esiste quel legame che unisce dei caratteri diversi che magari poi, così tanto diversi non sono.
Accesi il forno a 180°. Nel frattempo tornò mia madre dal lavoro e mi chiese cosa stessi facendo.  ''Una cosa che magari può addolcirci un po’'' le risposi. Mia madre sorrise. Lei è molto importante per me, penso che ogni mamma lo sia per i propri figli, anche se alcuni figli non lo dimostrano.
Quel giorno, mentre montavo in una ciotola le 3 uova con l' albume e lo zucchero fino a quando il composto risultava chiaro e spumoso, mi chiamò mia sorella.
Il giorno prima era iniziata quella  furiosa litigata fra lei e i miei genitori a causa dell' università. Lei voleva abbandonare la sua vecchia vita, compresi gli studi e questo i miei genitori non lo presero bene. Ma lei presto avrebbe iniziato a lavorare da cameriera, sì da cameriera, come inizio. Era questo che voleva comunicarmi al telefono, così la invitai da noi per cena, senza dire niente a mia madre. Infatti, erano un paio d'anni ormai che lei, mia sorella, non abitava da noi, ma lì dove studiava.
Abbiamo dei caratteri complessi noi. Si dice che il segno del sagittario sia lunatico e, infatti, nella mia famiglia siamo quasi la metà ad esserlo.
Aggiunsi delicatamente l'olio a filo e quando fu ben amalgamato unii il latte e amalgamai il tutto con il miscelatore a bassa velocità .
Unii poi la farina setacciata con il lievito e la vanillina, qualche goccia di aroma di limone ed un pizzico di sale,  continuando ad amalgamare il tutto a bassa velocità, fino ad ottenere un composto omogeneo.
In ultimo aggiunsi il miele, la cosa più importante e che fa bene alla salute.
Continuai a montare il tutto con il miscelatore cercando di non far smontare il composto rendendolo del tutto amalgamato e ben omogeneo.
Imburrai una teglia (da 24 cm di diametro), ci versai l’impasto e lo feci cuocere nel forno già caldo (a 170-180 gradi), per circa 40-45 minuti.
Si sentiva un profumo arrivare dal forno e questa situazione, mi pare essere una di quelle che dà la sensazione di casa, della vita quotidiana.
Sedevamo tutti insieme, intorno alla tavola, riuniti infine, da questa torta. Mi pareva proprio che il miele cercasse di guarire quelle nostre anime ferite o almeno io lo speravo. Non si fa che sperare su questa terra e si dimentica che nella società moderna si dovrebbe essere contenti di quel che si ha. Ricordiamo un po’ tutti la famosa frase dei genitori o dei nonni che inizia così: ''Ai miei tempi...'' che mette in chiaro che loro erano felici e contenti con molto poco.
Dovremmo ringraziare un Dio superiore che ci dà ogni giorno da mangiare, da vivere.
Dovremmo pensare un attimo ad essere buoni come la torta. Buon Appetito!

Federica Nunziato

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Il caffè della Peppina
Ingredienti
  • acqua (quanta ne basta per la moca)
  • caffè in polvere (quanto ne basta per la moca)
  • cioccolata (quantità indeterminata- a gradimento)
  • 30 g di marmellata
  • 500 g di cipolla
  • 4-5 caramelle
  • 7 ali di farfalle
  • 1 pizzico di rosmarino
  • 1 pezzo di Camembert fresco
  • 1 pezzo di Gorgonzola comprato al mercato
  • 1 pezzo di Groviera importato dalla Svizzera
  • 1 zampa di tacchino
  • 1 piuma di pulcino
  • 5 kg di farina qualsiasi
  • 1 pizzico di pepe
  • ½ cucchiaino di sale
  • 2-3 foglie di insalata

Avrete inoltre bisogno di:
1 moca (grandezza indeterminata, gli ingredienti possono essere adattati alla quantità di caffè)
tritolo (Attenzione: pericolo di esplosione anche in quantità minori!)

Esecuzione

Preparare una terrina e versarci tutto. Tritare bene.

Non sapevo che ore erano quando mi alzavo e la mamma mi sceglieva i vestiti. Di solito erano colorati, a puntini o comunque vistosi. Ne avevo uno con scritto sopra "eat more fruit", il che era ironico, dato che ne mangiavo poca di frutta e ancora meno di verdura. Ma visto che non sapevo cosa volesse dire, poco importava.
Avevo una tartaruga in peluche con delle ruote così che potevo trascinarmela  dietro con un filo, come se fosse un cane. Forse è questa la ragione per cui nella mia mente certe cose non hanno senso.
Trascinando la mia tartaruga, ogni mattina, andavo dalla nonna che viveva nella casa proprio accanto alla nostra. Il giardino mi sembrava immenso. C’erano due pini che dividevano la nostra casa da quella dei nonni e una fila di rose dai colori diversi che mia nonna aveva piantato senza che io me ne accorgessi. Mia nonna faceva tante cose senza che io me ne accorgessi e per me diventavano naturali.
Oltre a piantare rose e curare l’orto mia nonna faceva la marmellata (di solito con le prugne prese dagli alberi dei vicini). Era una marmellata molto zuccherata e perciò molto salutare per i miei denti di latte, che erano già talmente imbruniti che una delle caramelle dure che mi dava di tanto in tanto la nonna - quando la marmellata era ancora in produzione - bastò per spaccarmene uno.
Dopo il panino alla marmellata iperzuccherata passavo le giornate trascinando la mia tartaruga attraverso l’orto, dando da mangiare ortiche alle galline, discutendo con le farfalle bianche che - ne ero sicura - mi venivano a trovare o giocando agli indiani con mia sorella. Per molto, molto tempo, non mi accorsi di crescere e mentre tutti diventavano più grandi io, nella mia testa, rimanevo nel giardino e nell’orto dei miei nonni.
Gli anni passano e un giorno mi sveglio. Di colpo mi accorgo di essere cresciuta. So di preciso che ore sono e la marmellata troppo zuccherata non mi piace più. E so che le farfalle bianche non parlano. So che le rose non crescono da sole e tanto meno le patate nell’orto.  Però, per fortuna i miei pensieri continuano a non avere senso: nella mia testa volano farfalle e crescono rose e trascino la mia tartaruga e mi nascondo tra i pini. Se nel giardino dei vicini cresce un prugno, magari faccio una marmellata.

Marmellata di prugne
Ingredienti
  • 400 g di prugne
  • 1 limone
  • tanto…tanto zucchero
  • qualche foglia di ortica

Avrete inoltre bisogno di: 1 pentola

Esecuzione

Lavare le prugne e snocciolarle. Metterle in una pentola. Aggiungere il limone spremuto. Aggiungere lo zucchero. Fare cuocere per 30 minuti circa a fiamma bassa. Infine, tritare l’ortica e mischiarla con la marmellata (Attenzione: prude!).

Elena Girardi

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